ROMA – Nel 2015 sono state oltre 227mila le denunce d’infortunio sul lavoro pervenute all’Inail che hanno riguardato le donne nelle tre gestioni principali (Industria e Servizi, Agricoltura e per conto dello Stato). A queste si aggiungono i 23 casi denunciati nel settore Navigazione e i 623 della gestione autonoma casalinghe. Dall’analisi condotta dall’Inail alla vigilia dell’8 marzo emerge anche che le denunce d’infortunio con esito mortale delle lavoratrici sono state 110, lo stesso numero registrato nel 2014. Nessuna denuncia per eventi mortali è stata registrata nel settore Navigazione, mentre tra le casalinghe ne sono state presentate cinque.
Secondo l’Istat, nel 2015 le donne rappresentavano il 52% della popolazione italiana con più di 15 anni, ma solo il 42% del totale degli occupati. Dopo la diminuzione del numero delle lavoratrici registrato nel 2013 (-1% rispetto al 2012), nel 2015 è proseguito il trend in lieve aumento già rilevato nel 2014 (+0,6%), con un incremento dello 0,5% su una popolazione di lavoratrici quantificata in circa 9,4 milioni. I 227mila infortuni sul lavoro denunciati all’Inail che hanno visto coinvolte le donne sono stati pari a poco più di un terzo (35,7%) del totale (637mila), in calo del 4,6% rispetto all’anno precedente. Questa flessione è superiore a quella che ha interessato i lavoratori (-3,6%).
Allargando il campo di osservazione al quinquennio 2011-2015, le denunce d’infortunio al femminile sono passate dai 271.306 casi del 2011 ai 227.111 del 2015 (-16,3%), a fronte di un limitato aumento dell’occupazione femminile nello stesso periodo, pari all’1,3%. Anche in questo caso, però, le differenze di genere sono evidenti: il calo infortunistico, infatti, è stato più contenuto tra le lavoratrici rispetto a quello registrato nello stesso arco di tempo tra i lavoratori (-25%). In flessione del 19,7% nel quinquennio è anche il numero delle denunce d’infortuni con esito mortale occorsi alle donne, passate dalle 137 del 2011 alle 110 del 2015. In questo caso, però, la diminuzione percentuale è stata più rilevante rispetto a quella registrata tra gli uomini (-8%).
Rispetto al numero complessivo delle denunce, la quota degli infortuni in itinere, avvenuti cioè nel tragitto casa-lavoro-casa, per le donne si conferma decisamente più elevata rispetto agli uomini, sia in valore assoluto (per il 2015 rispettivamente 49.721 casi contro 45.722) che in percentuale (21,9% contro 11,2%). L’incidenza del “rischio strada” sulle lavoratrici è ancora più marcata se si prendono in considerazione le denunce dei casi mortali: per le donne, sempre per l’anno 2015, più di un decesso su due (52,7%) è avvenuto in itinere, mentre tra gli uomini lo stesso rapporto è di circa uno su cinque (22,1%). Questo divario di genere si mantiene anche sommando le denunce dei casi mortali avvenuti in itinere e quelli in occasione di lavoro, entrambi con coinvolgimento di un mezzo di trasporto: tra le donne, infatti, quasi due decessi su tre (63,6%) sono legati al “rischio strada” rispetto al 38,8% degli uomini.
Come emerge dai dati già diffusi dall’Inail nel canale Open data, i dati provvisori sulle denunce di infortunio presentate nel periodo gennaio-dicembre 2016, rilevati allo scorso 31 dicembre, confrontati con gli analoghi dati provvisori del 2015, rilevati al 31 dicembre dello stesso anno, fanno registrare un aumento dello 0,7% dei casi in complesso, più marcato per le donne (+1,4%), però, rispetto agli uomini (+0,3%). Per contro, si rileva una significativa diminuzione del 13,1% per gli eventi mortali, frutto di un calo più sostenuto tra i lavoratori (-14,1%) rispetto alla componente femminile (-3%).
Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2015 sono state quasi 17mila, pari al 28,5% delle circa 59mila tecnopatie denunciate in totale. I dati complessivi, per entrambi i sessi, hanno confermato il trend in aumento degli ultimi anni, in controtendenza rispetto all’andamento decrescente degli infortuni sul lavoro: dalle 57.370 denunce del 2014, infatti, si è passati alle 58.917 del 2015 (+2,7%). Prendendo in considerazione solo le denunce delle lavoratrici, nel confronto con il 2014 si registra una sostanziale stabilità, con 16.795 casi protocollati nel 2015 rispetto ai 16.748 dei 12 mesi precedenti. Rispetto alle 14.217 denunce del 2011, invece, l’aumento è del 18,1%, più contenuto, comunque, di quello relativo ai casi di tecnopatie denunciati dai lavoratori maschi (+27,3%).
I primi dati del 2016, se confrontati con quelli dell’anno precedente, rilevati al 31 dicembre 2015 per omogeneità di confronto, mostrano come nel complesso le denunce di malattia professionale protocollate per maschi e femmine siano aumentate del 2,3%, dalle 59mila del 2015 alle oltre 60mila nel 2016. In ottica di genere, è da sottolineare nel 2016 il calo del fenomeno per le donne: in controtendenza con i lavoratori, infatti, le denunce delle lavoratrici sono diminuite tra il 2015 e il 2016 dell’1%, da 16.817 a 16.653. Tra gli uomini, invece, si registra ancora un aumento del 3,6%, da 42.181 a 43.694.
I DATI AL FEMMINILE IN PILLOLE (anno 2015)
- Infortuni sul lavoro denunciati nel complesso: 227.111 (-4,6% rispetto al 2014)
- Infortuni accertati positivi dall’Inail: 145.684 (-5,7% rispetto al 2014)
- Casi mortali denunciati: 110 (dato invariato rispetto al 2014)
- Casi mortali accertati positivi dall’Inail: 69 (73 nel 2014)
- Infortuni in itinere denunciati: 49.721 (-1,2% rispetto al 2014)
- Casi mortali in itinere denunciati: 58 (55 nel 2014)
- Infortuni domestici denunciati: 623 (-15,7% rispetto al 2014)
- Malattie professionali denunciate: 16.795 (16.748 nel 2014)
Link: Dossier INAIL
L’unione fa la sicurezza.
L’unione fa la sicurezza.
È stata lanciata il 20 marzo dalla Regione Toscana una nuova campagna di comunicazione che si concentra su quanto la collaborazione tra tutte le parti presenti sul lavoro sia fondamentale per la prevenzione dei rischi e per evitare incidenti.
Video campagna pubblicitaria Regione Toscana
Linee guida Anac e nuovo Codice appalti.
Il nuovo Codice appalti (dlgs 50/2016) abbandona il sistema di regolamentazione esecutivo ed attuativo, in favore di un sistema basato sulla soft-law: l’Anac è chiamata in causa ad emanare una serie di atti di indirizzo e linee guida.
Entrando nello specifico, il nuovo Codice appalti, all’art. 213 comma 2, demanda all’Anac l’autonoma adozione di ulteriori atti a carattere generale finalizzati a offrire indicazioni interpretative e operative agli operatori del settore (stazioni appaltanti, imprese esecutrici, organismi di attestazione) nell’ottica di perseguire gli obiettivi di:
L’art. 213 ha previsto l’emanazione di una notevole quantità di decreti ministeriali e di linee guida a carico dell’Anac, stabilendo anche una specifica tempistica.
Nelle more dell’emanazione dei vari decreti, restano comunque in vigore tutta una serie di disposizioni previste dal vecchio Regolamento appalti (V. art. “Regolamento appalti (dpr 207/2010), ecco tutte le disposizioni ancora in vigore“).
Pubblicazioni in Gazzetta ufficiale linee guida Anac
Ad oggi sono state pubblicate in Gazzetta ufficiale 7 linee guida. L’ultima è quella relativa all’affidamento delle società in house:
pubblicata in Gazzetta n. 61 del 14 marzo 2017.
Ecco l’elenco completo delle pubblicazioni in Gazzetta:
Tabella completa con tutti i provvedimenti e le scadenze definiti dal Codice appalti aggiornata al 30 giugno 2016
Linea-guida per l’elaborazione e lo sviluppo dei manuali di corretta prassi operativa in materia di igiene e di applicazione dei principi del sistema HACCP.
Linea-guida per l’elaborazione e lo sviluppo dei manuali di corretta prassi operativa in materia di igiene e di applicazione dei principi del sistema HACCP (Rev 1)
La presente versione costituisce la prima revisione (Rev 1) della Linea Guida sviluppata dal Tavolo di lavoro a cui partecipano rappresentanti dell’Istituto Superiore di Sanità e del Ministero della Salute coinvolti nel processo di valutazione e successiva validazione dei manuali nazionali di corretta prassi operativa in materia di igiene e di applicazione dei principi del sistema HACCP.
Info: Linee guida elaborazione sviluppo prassi operativa Haccp
Infortuni sul lavoro malattie professionali donne nel 2015, dossier Inail.
La flessione registrata dall’Inail nell’ultimo quinquennio osservato è stata decisamente più contenuta di quella degli uomini (-25%). Rispetto al 2014 la diminuzione è pari al 4,6%. L’analisi condotta dall’Istituto alla vigilia dell’8 marzo conferma la rilevanza per le donne del “rischio strada”
ROMA – Nel 2015 sono state oltre 227mila le denunce d’infortunio sul lavoro pervenute all’Inail che hanno riguardato le donne nelle tre gestioni principali (Industria e Servizi, Agricoltura e per conto dello Stato). A queste si aggiungono i 23 casi denunciati nel settore Navigazione e i 623 della gestione autonoma casalinghe. Dall’analisi condotta dall’Inail alla vigilia dell’8 marzo emerge anche che le denunce d’infortunio con esito mortale delle lavoratrici sono state 110, lo stesso numero registrato nel 2014. Nessuna denuncia per eventi mortali è stata registrata nel settore Navigazione, mentre tra le casalinghe ne sono state presentate cinque.
Secondo l’Istat, nel 2015 le donne rappresentavano il 52% della popolazione italiana con più di 15 anni, ma solo il 42% del totale degli occupati. Dopo la diminuzione del numero delle lavoratrici registrato nel 2013 (-1% rispetto al 2012), nel 2015 è proseguito il trend in lieve aumento già rilevato nel 2014 (+0,6%), con un incremento dello 0,5% su una popolazione di lavoratrici quantificata in circa 9,4 milioni. I 227mila infortuni sul lavoro denunciati all’Inail che hanno visto coinvolte le donne sono stati pari a poco più di un terzo (35,7%) del totale (637mila), in calo del 4,6% rispetto all’anno precedente. Questa flessione è superiore a quella che ha interessato i lavoratori (-3,6%).
Allargando il campo di osservazione al quinquennio 2011-2015, le denunce d’infortunio al femminile sono passate dai 271.306 casi del 2011 ai 227.111 del 2015 (-16,3%), a fronte di un limitato aumento dell’occupazione femminile nello stesso periodo, pari all’1,3%. Anche in questo caso, però, le differenze di genere sono evidenti: il calo infortunistico, infatti, è stato più contenuto tra le lavoratrici rispetto a quello registrato nello stesso arco di tempo tra i lavoratori (-25%). In flessione del 19,7% nel quinquennio è anche il numero delle denunce d’infortuni con esito mortale occorsi alle donne, passate dalle 137 del 2011 alle 110 del 2015. In questo caso, però, la diminuzione percentuale è stata più rilevante rispetto a quella registrata tra gli uomini (-8%).
Rispetto al numero complessivo delle denunce, la quota degli infortuni in itinere, avvenuti cioè nel tragitto casa-lavoro-casa, per le donne si conferma decisamente più elevata rispetto agli uomini, sia in valore assoluto (per il 2015 rispettivamente 49.721 casi contro 45.722) che in percentuale (21,9% contro 11,2%). L’incidenza del “rischio strada” sulle lavoratrici è ancora più marcata se si prendono in considerazione le denunce dei casi mortali: per le donne, sempre per l’anno 2015, più di un decesso su due (52,7%) è avvenuto in itinere, mentre tra gli uomini lo stesso rapporto è di circa uno su cinque (22,1%). Questo divario di genere si mantiene anche sommando le denunce dei casi mortali avvenuti in itinere e quelli in occasione di lavoro, entrambi con coinvolgimento di un mezzo di trasporto: tra le donne, infatti, quasi due decessi su tre (63,6%) sono legati al “rischio strada” rispetto al 38,8% degli uomini.
Come emerge dai dati già diffusi dall’Inail nel canale Open data, i dati provvisori sulle denunce di infortunio presentate nel periodo gennaio-dicembre 2016, rilevati allo scorso 31 dicembre, confrontati con gli analoghi dati provvisori del 2015, rilevati al 31 dicembre dello stesso anno, fanno registrare un aumento dello 0,7% dei casi in complesso, più marcato per le donne (+1,4%), però, rispetto agli uomini (+0,3%). Per contro, si rileva una significativa diminuzione del 13,1% per gli eventi mortali, frutto di un calo più sostenuto tra i lavoratori (-14,1%) rispetto alla componente femminile (-3%).
Le malattie professionali denunciate dalle lavoratrici nel 2015 sono state quasi 17mila, pari al 28,5% delle circa 59mila tecnopatie denunciate in totale. I dati complessivi, per entrambi i sessi, hanno confermato il trend in aumento degli ultimi anni, in controtendenza rispetto all’andamento decrescente degli infortuni sul lavoro: dalle 57.370 denunce del 2014, infatti, si è passati alle 58.917 del 2015 (+2,7%). Prendendo in considerazione solo le denunce delle lavoratrici, nel confronto con il 2014 si registra una sostanziale stabilità, con 16.795 casi protocollati nel 2015 rispetto ai 16.748 dei 12 mesi precedenti. Rispetto alle 14.217 denunce del 2011, invece, l’aumento è del 18,1%, più contenuto, comunque, di quello relativo ai casi di tecnopatie denunciati dai lavoratori maschi (+27,3%).
I primi dati del 2016, se confrontati con quelli dell’anno precedente, rilevati al 31 dicembre 2015 per omogeneità di confronto, mostrano come nel complesso le denunce di malattia professionale protocollate per maschi e femmine siano aumentate del 2,3%, dalle 59mila del 2015 alle oltre 60mila nel 2016. In ottica di genere, è da sottolineare nel 2016 il calo del fenomeno per le donne: in controtendenza con i lavoratori, infatti, le denunce delle lavoratrici sono diminuite tra il 2015 e il 2016 dell’1%, da 16.817 a 16.653. Tra gli uomini, invece, si registra ancora un aumento del 3,6%, da 42.181 a 43.694.
I DATI AL FEMMINILE IN PILLOLE (anno 2015)
Link: Dossier INAIL
Storie di infortunio sul lavoro, quattro casi accaduti in Lombardia.
Quattro storie di infortunio. È stato recentemente pubblicato dal Dors Piemonte – Centro regionale di documentazione per la promozione della salute, un nuovo capitolo della raccolta Storie di infortunio, casi e racconti di incidenti sul lavoro al fine di promuovere la prevenzione e la cura della sicurezza.
“Mi fido di te” è il racconto di Livio che lavora in una palazzina in costruzione. Deve collegare le attrezzature al quadro elettrico, usa la prolunga e la fa passare dal vano ascensore “messo in sicurezza” da alcune tavole di legno inchiodare malamente. Mentre ritira il cavo, una delle tavole cede e Livio cade lungo il vano e muore.
La seconda storia ha un epilogo meno drammatico, si intitola “Le verità nascoste”. Racconta di Zoran, un operaio rumeno di 32 anni dipendente di una ditta con sede in Romania a cui erano stati dati in subappalto i lavori per l’isolamento del tetto di un nuovo forno presso una fonderia. Zoran, in piedi su due travi, si sporge per buttare a terra un bancale e cade dal tetto del forno. Ma questa dinamica si scopre solo dopo, i responsabili vogliono far credere che sia caduto dalla bicicletta.
“L’arte di arrangiarsi” racconta la storia di Gino che muore investito da un carico di pannelli caduti da un carrello elevatore guidato dal collega Mario. Entrambi lavoravano nel deposito di un’azienda che allestisce stand fieristici.
L’ultima storia intitolata “Note stonate” racconta di Laura al suo primo giorno di lavoro. Era riuscita a farsi assumere come segretaria di produzione per una società che opera nel settore dello spettacolo televisivo. Mentre l’orchestra sta facendo le prove, si muove sul palco per raggiungere gli orchestrali e cade in una botola presente al centro del palco che serviva a far salire gli artisti e l’ anchorman tramite una pedana motorizzata.
Riduzione contributiva 2016 per l’edilizia, istruzioni operative.
Edilizia. Pubblicata da Inps la circolare n.23 del 31 gennaio 2017 che conferma la riduzione contributiva (prevista dall’articolo 29 del d.l. 244/1995 e stabilita dal decreto del Ministero del Lavoro del 10 novembre 2016) e che fornisce indicazioni operative per tale regime agevolato. Chi può beneficiarne, invio e UniEmens.
La riduzione per il 2016 è confermata all’11,50%.
Circolare n° 23 INPS
Oneri sicurezza aziendale: è obbligatorio indicarli, pena l’esclusione dalla gara
Oneri sicurezza aziendale: il Tar Molise ribadisce l’obbligo di indicazione nell’offerta economica, come previsto dal nuovo Codice appalti, pena l’esclusione dalla gara
Una società veniva esclusa da una gara (contratto di servizi) indetta dal Comune, per omessa indicazione degli oneri di sicurezza aziendale nell’offerta economica.
La società presentava ricorso al Tar Molise, adducendo che l’indicazione degli oneri di sicurezza aziendale non era richiesta né dalla lettera di invito né dal modello di offerta.
Oneri sicurezza aziendale, la sentenza del Tar del Molise
Il Tar del Molise con la sentenza n.513 del 9 dicembre del 2016 si esprime sul ricorso presentato dalla Società.
Viene innanzitutto evidenziata la tempistica del disciplinare di gara: la pubblicazione del bando risale al primo luglio 2016. La gara rientra dunque pacificamente nel campo di applicazione del dlgs 50/2016 (nuovo Codice appalti).
Ai sensi dell’art. 95 comma 10 del nuovo Codice, si prevede che:
Come sentenziato in un recente caso analogo, tale disposizione rappresenta un ineludibile obbligo legale da assolvere già in sede di predisposizione dell’offerta economica, per garantire la massima trasparenza dell’offerta economica nelle sue varie componenti. In questo modo si evita che l’offerta possa essere modificata successivamente nelle sue componenti di costo.
Inoltre nel disciplinare di gara viene specificato che si tratta di procedura negoziata indetta ai sensi dell’art. 36, comma 2, lett. b) dlgs 50/2016.
Nel caso in esame la società omette di compilare un documento obbligatorio: il fac simile precompilato e non modificabile. Tale documento è relativo all’offerta economica che prevede espressamente un campo dedicato alla indicazione dei costi relativi alla sicurezza.
Per il rispetto del principio di parità di trattamento e l’obbligo di trasparenza, è prevista l’esclusione di un offerente dalla procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico a seguito di inosservanza, da parte di detto offerente, dell’obbligo di indicare separatamente nell’offerta i costi aziendali per la sicurezza sul lavoro. In caso di mancata indicazione, dunque, la sanzione prevista è l’esclusione dalla gara.
Pertanto il Tar del Molise rigetta il ricorso e conferma l’esclusione della società dalla gara.
Appalti: Calo dei Bandi nei comuni italiani
Il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha pubblicato i dati ufficiali inerenti al numero degli appalti nei Comuni Italiani. Lo studio elaborato attesta che nel terzo trimestre dell’anno in corso vi è stato un calo degli investimenti dei Comuni in lavori pubblici. Viene quindi evidenziato che, complessivamente, nei primi nove mesi del 2016, il calo delle procedure è stato del 6,7%. La causa principale è stata negli anni scorsi, come noto, il Patto di stabilità interna degli enti locali, che ha finito soprattutto per frenare gli investimenti, piuttosto che la spesa corrente inefficiente.
Nonostante il superamento del Patto di stabilità (legge di bilancio 2016) e la possibilità per i Comuni di poter utilizzare il Fondo pluriennale vincolato (spendere negli esercizi successivi un impegno di spesa di un certo anno), il dato complessivo del periodo è di 5,862 miliardi, e la situazione è dovuta alle incertezze derivanti dall’utilizzo delle risorse e dalle nuove regole del codice 50/2016.
Oltre 103mila aziende ispezionate dagli ispettori del lavoro, riscontrati illeciti nel 61% degli accertamenti già definiti
La Direzione generale per l’Attività Ispettiva pubblica i risultati dell’attività di vigilanza svolta dagli ispettori del lavoro delle strutture territoriali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali aggiornati al III trimestre 2016 (per la precisione, al 22 settembre 2016, per ragioni tecniche connesse alla funzionalità dei sistemi informatici di rilevazione e monitoraggio).
L’esito dei controlli svolti evidenzia il conseguimento di risultati che, confrontati con quelli dei primi tre trimestri dell’anno precedente, appaiono ancora più significativi in quanto riferiti ad un arco temporale limitato alla data sopra indicata, confermando la realizzazione di un costante ruolo di presidio del territorio nazionale, nonché la perdurante incisività dell’azione di vigilanza.
Nel periodo considerato, il personale ispettivo ha effettuato 103.348 accessi presso le aziende, a cui vanno aggiunti 5.104 accertamenti in materia di Cassa integrazione straordinaria, di Cassa integrazione in deroga, di Contratti di solidarietà e di patronati.
Gli accertamenti ispettivi già definiti al 22 settembre, 94.025, hanno portato alla contestazione di illeciti nei confronti di 57.307 aziende con un tasso di irregolarità complessivo pari a circa il 61%, a fronte del 59,51% registrato nei primi tre trimestri dello scorso anno, con un aumento di circa 1,5 punti percentuali.
L’alto tasso di irregolarità riscontrato tra le aziende ispezionate conferma il continuo miglioramento della delicata fase di pianificazione dell’azione ispettiva, orientata in senso “qualitativo” in quanto mirata ad obiettivi preventivamente e accuratamente selezionati e caratterizzati da fenomeni patologici particolarmente rilevanti ai fini ispettivi.
Nello specifico, in occasione dei controlli sono stati trovati 30.416 lavoratori occupati “in nero” dato in aumento di circa l’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sono stati inoltre adottati provvedimenti di sospensione dell’attività nei confronti di 5.483 aziende a causa dell’impiego di personale non dichiarato in misura pari o superiore al 20% di quello presente al momento della visita ispettiva, con una leggera contrazione rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno (n. 5.658 sospensioni adottate).
Nel periodo di riferimento sono stati accertati fenomeni di esternalizzazione irregolare dei processi produttivi nei confronti di 8.962 lavoratori con un considerevole incremento, pari a +86%, rispetto ai dati rilevati nel periodo dal 1 gennaio al 30 settembre dell’anno precedente.
Altre significative irregolarità riscontrate hanno inoltre riguardato la riqualificazione di numerosi rapporti di lavoro fittizi di fatto consistenti in veri e propri rapporti di lavoro subordinato (5.601), dato anch’esso in aumento (+ 4%) rispetto a quello rilevato nei primi tre trimestri del 2015.
Inoltre, sono state contestate numerose violazioni in materia di:
Si evidenzia, infine, il sensibile incremento delle irregolarità, di natura penale, relative all’impiego di 1.124 lavoratori extracomunitari clandestini, a fronte di 1.081 lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno rilevati nei primi tre trimestre dell’anno 2015.
Infortunio mortale sul lavoro: la responsabilità non è del committente se c’è il coordinatore.
Infortunio mortale sul lavoro: la Cassazione esclude la responsabilità del committente in caso di conferimento dell’incarico ad un’impresa appaltarice e di nomina del coordinatore della sicurezza
Nessuna condanna per il committente se conferisce l’incarico per la realizzazione dei lavori ad un’altra impresa, assicurando la sua totaleestraneità al compimento dell’opera e se nomina un tecnico come coordinatore per la sicurezza.
Questo quanto ribadito dalla quarta sezione penale della Cassazione nella sentenza n. 40033/2016, in merito ad un caso di decesso di un lavoratore dipendente di un’impresa subappaltatrice.
Infortunio mortale sul lavoro, il fatto
Il caso in esame riguarda la morte di un lavoratore, deceduto a causa di un infortunio mortale per gravi violazioni delle misure di sicurezza sul cantiere.
In particolare, la società committente dei lavori per la costruzione di una palazzina di civile abitazione subappaltava i lavori ad altra impresa. Quest’ultima, a sua volta, subappaltava ad altre 2 imprese:
Un lavoratore dipendente dell’impresa subappaltatrice di intonacatura, durante la sua attività, precipitava nel vano ascensore causandone il decesso.
Infortunio mortale sul lavoro, la decisione del Tribunale di Milano
Il Tribunale di Milano, accertata l’assenza di qualsiasi misura di protezione contro il rischio di caduta dall’alto, condannava i seguenti soggetti per la morte del lavoratore:
In particolare, riteneva il committente responsabile del suddetto reato in quanto (in violazione degli artt. 90 comma 2 del dlgs 81/2008 e 2087 del cc) ometteva di valutare adeguatamente la idoneità e completezza del PSC, con riguardo all’assenza nel predetto PSC di misure di prevenzione del rischio di caduta nel vuoto.
Responsabile anche il direttore tecnico dei lavori perché, in violazione degli artt. 97 comma 1, 2 e 3, 26, 146 comma 3 del dlgs 81/2008 e 2087 del cc, ometteva di:
Infine, riteneva responsabile il direttore di fatto del cantiere in quanto, in violazione degli artt. 146 co. 3 dlgs 81/2008, 2087 cc:
Pertanto, il Tribunale di Milano condannava i 3 soggetti. Condannava anche le rispettive società per non aver adottato misure di protezione.
Infortunio mortale sul lavoro, Corte di appello di Milano
I condannati proponevano appello dinanzi la Corte di appello di Milano che, in parziale riforma dell’impugnata sentenza assolveva solo la società della committenza e quella appaltatrice.
Confermava nel resto l’impugnata sentenza; gli altri ricorrenti avanzavano, quindi, ricorso per cassazione.
Infortunio mortale sul lavoro, Corte di Cassazione, sentenza 40033/2016
La Corte di Cassazione annulla la sentenza nei confronti del committente per non aver commesso il fatto. Rigetta, invece, gli altri ricorsi.
In base a quanto osservato dalla Cassazione, la società committente si era limitata a conferire l’incarico per la costruzione senza prendere parte ad essa. Inoltre, aveva nominato il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione e il coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione, destinatario degli obblighi previsti.
Per quanto riguarda, invece, l’appaltatore dei lavori, egli è destinatario di specifici obblighi di vigilanza sulla sicurezza dei lavori effettuati dalla imprese subappaltatrici.
Tra gli obblighi, la valutazione circa l’adeguatezza del POS adottato dalle stesse.
Nel caso specifico, nel piano di sicurezza dell’impresa subappaltatrice, alle cui dipendenze era il lavoratore deceduto, non vi era alcuna misura di prevenzione dai rischi circa le lavorazioni in prossimità delle aperture vicino gli ascensori. Solo generiche previsioni relative al rischio di caduta dall’alto.